La paura si vince con l’incontro. L’esperienza del CAS di Ghemme
DemoS Piemonte ha da subito sostenuto il sindaco
Mirko Barbavara
e la sua giunta nel gestire l’arrivo di un CAS (Centro di Accoglienza Straordinaria) nel
comune di Ghemme.
Nonostante l’opposizione appena saputa la notizia ideologicamente abbia respinto tale soluzione raccogliendo ben 750 firme su 3400 abitanti, oggi a distanza di pochi mesi, tutti devono riconoscere che la presenza di 47 giovani migranti sia divenuta una risorsa anziché un problema per il paese.
Questo grazie alla fermezza e all’impegno del sindaco, dell’amministrazione comunale e della società civile che è stata sapientemente coinvolta nella vicenda. Come riportato dall’articolo del 3 giugno di Avvenire (A Ghemme la scommessa del CAS che dà lavoro e amicizia).
Attraverso una convenzione tra il comune e la cooperativa che gestisce il CAS i migranti hanno svolto attività di volontariato in occasione della festa del paese ripulendo le strade. Sei di loro sono stati già assunti presso una cooperastiva agricola di Alba, altre realtà produttive sono state coinvolte pensando ad altri inserimenti lavorativi. E poi i giovani del paese hanno facilmente familiarizzato con i loro coetanei attorno ad una partita di calcio, mentre cominciano i corsi di italiano perché la lingua è sempre la prima chiave per l’integrazione.
La paura del diverso si vince con l’incontro. La migliore sicurezza è l’integrazione.
Questo grazie alla fermezza e all’impegno del sindaco, dell’amministrazione comunale e della società civile che è stata sapientemente coinvolta nella vicenda. Come riportato dall’articolo del 3 giugno di Avvenire (A Ghemme la scommessa del CAS che dà lavoro e amicizia).
Attraverso una convenzione tra il comune e la cooperativa che gestisce il CAS i migranti hanno svolto attività di volontariato in occasione della festa del paese ripulendo le strade. Sei di loro sono stati già assunti presso una cooperastiva agricola di Alba, altre realtà produttive sono state coinvolte pensando ad altri inserimenti lavorativi. E poi i giovani del paese hanno facilmente familiarizzato con i loro coetanei attorno ad una partita di calcio, mentre cominciano i corsi di italiano perché la lingua è sempre la prima chiave per l’integrazione.
La paura del diverso si vince con l’incontro. La migliore sicurezza è l’integrazione.
Piergiacomo Baroni – DemoS – Novara