Vogliamo innanzitutto esprimere dolore per la morte di Adil Belakhdim, la cui vita è stata stroncata a 37 anni in circostanze che facciamo fatica a immaginare. Lascia una moglie e due figli, ai quali va il nostro cordoglio, la nostra vicinanza e la nostra solidarietà.
Non possiamo in nessun modo pensare che la difesa dei propri diritti, di quel diritto al lavoro che la Costituzione italiana scrive nel proprio articolo 1, possa avere un epilogo di tale gravità.
Non è possibile, non ha senso che un uomo, un lavoratore, possa perdere la vita mentre esercita un diritto sancito dalla Costituzione, quello di sciopero, in circostanze come quelle che hanno visto la morte di Adil, con un camion che forza un presidio e lo trascina per diversi metri, fino a lasciarlo sulla strada, senza vita.
Evidentemente sarà compito della magistratura accertare quanto accaduto di fronte ai cancelli del magazzino di Biandrate. Una considerazione però si impone, subito: non è in alcun modo pensabile che la conflittualità possa condurre a questi esiti, né si può immaginare di cedere alla logica dello scontro.
È una vicenda, quella che ha visto la morte di Adil, che si colloca dentro una situazione di conflittualità e di mancanza di tutele che chiede risposte immediate e che va affrontata, prima di dover amaramente registrare altri gravi episodi.
È necessario infine che non cali il silenzio su una vicenda così dolorosa e che si pensi ad una forma di sostegno immediato per una famiglia – una moglie e due figli – rimasta orfana di un padre, un marito, un lavoratore.
Elena Apollonio – Piergiacomo Baroni
Fatto di una gravità inaudita…..che da l’idea in che razza di di società viviamo. La morte assurda di questo lavoratore si inserisce nel quadro di una guerra tra poveri dove un lavoratore uccide un altro lavoratore per logiche in cui la fanno da padrone i ricatti e l’assenza di diritti e la precarietà