Paola Ferrari, responsabile di DemoS Alessandria, propone una riflessione sulla contraddittoria scelta del governo di tagliare i fondi al contrasto delle malattie mentali proprio quando il disagio mentale cresce tra giovani e adulti.



Il 10 ottobre ricorreva la Giornata mondiale della Salute Mentale che quest’anno ha celebrato i 75 anni. “La Salute Mentale è un diritto umano universale”, ha recitato così il tema della Giornata mondiale 2023. Ci permettiamo quindi di fare una breve riflessione auspicabilmente scevra da ipocrisie, sulle reali possibilità che questa nobile dichiarazione ha di concretizzarsi nell’azione del Governo e delle istituzioni.

La sanità pubblica continua ad essere sottofinanziata, nonostante le richieste del Ministero della Salute che ha chiesto al Ministero dell’Economia e Finanze almeno 4 miliardi di incremento dei fondi della sanità. Purtroppo, secondo il recente documento del Mef (Nadef) la spesa sanitaria subirà nel 2023 e soprattutto nel 2024 un ulteriore taglio e questo si rifletterà inevitabilmente su quella che le singole Regioni destineranno alla salute mentale, che già oggi si attesta su un insufficiente 3% del fondo sanitario nazionale, che pone l’Italia agli ultimi posti tra i Paesi occidentali.

Il nostro Paese destina alla salute mentale un ottavo di quanto allocano Francia e Germania, un quinto del Regno Unito e molto meno di Spagna e Portogallo. E a questa strategia di tagli lineari striscianti va ricondotto il macroscopico squilibrio tra fabbisogno e offerta.

In un momento in cui si assiste a un’epocale espansione dei disturbi mentali nella popolazione giovanile e adulta, con dati allarmanti per quanto riguarda i disturbi d’ansia, depressione, disturbi dell’umore, psicosi (che sono aumentati del 30 per cento) dopo la pandemia soprattutto tra i giovani, i Dipartimenti di Salute Mentale sono stati gravemente sottofinanziati in termini di risorse economiche e di risorse umane.

Mancano oltre 13.000 operatori in Italia rispetto all’ultimo progetto obiettivo salute mentale tra cui 1.400 psichiatri e 12.000 tra psicologi, infermieri, tecnici della riabilitazione psichiatrica, educatori e assistenti sociali. Tutte figure essenziali per una vera e precoce presa in carico territoriale e questo disagio giovanile sfocia sempre di più nell’abuso di sostanze, alcol in primis.

Anche in Piemonte la situazione è seria a causa della mancanza di risorse soprattutto per quanto riguarda il personale medico. Anche da noi si è assistito in questi anni ad un aumento del 30% in più di tutti i disturbi mentali nel loro insieme.

Una problematica è legata ai giovani pazienti: i reparti di Psichiatria tutti i giorni hanno adolescenti ricoverati, ma questi ambienti non sono adatti per accoglierli.

In Piemonte non ci sono posti letto dedicati a loro, anche se sono anni che se ne parla. Solo al Regina Margherita a Torino ci sono, ma la struttura ha una saturazione dei posti letto di oltre il 100% ed è quindi impossibile ricoverare. Dunque, i ragazzi finiscono in pediatria oppure in psichiatria adulti.

Così come manca ancora nella nostra regione una struttura dedicata ai disturbi del comportamento alimentare, con l’invio di questi pazienti con disturbi gravi e complessi fuori regione, anche a seicento chilometri, con grandi difficoltà per le pazienti e per i loro famigliari.

Come ultima considerazione cogliamo con piacere in questi giorni che personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport abbiano svelato la loro fragilità psichica.

Lo stesso Fedez, all’indomani delle dimissioni dell’ospedale dove era ricoverato per un tumore, si confida con la stampa per accendere i riflettori sull’importanza di parlare ai giovani “di salute mentale”, che “sarà sempre più il tema delle future generazioni”. È importantissimo che dei personaggi pubblici testimonino la loro sofferenza psichica perché contribuiscono a sensibilizzare l’opinione pubblica e a superare l’infausto pregiudizio sulle malattie mentali.

È necessario, quindi, investire sulla salute mentale in termini di risorse e di personale, per poter intervenire precocemente e curare tale disturbi che sono la prima causa di disabilità nel mondo occidentale, con aumento dei tassi di suicidio, disabilità e cronicità correlati.

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