senza fissa dimora

DemoS – Democrazia Solidale Piemonte si unisce a quanti, associazioni e forze politiche, hanno espresso sconcerto e preoccupazione per le dichiarazioni del comandante della polizia municipale di Torino che invita a non aiutare le persone senza fissa dimora perché sarebbe sufficiente negargli qualche spicciolo per indurli a tornare sulla “buona strada”.

Probabilmente Emiliano Bezzon non ha mai avuto la pazienza di ascoltare la storia di una delle persone senza fissa dimora di cui parla. Si perché gli basterebbe ascoltarne una per capire che ci vuole ben altro per aiutarli ad uscire dalla loro condizione.

La linea repressiva e cattivista contro la mendicità risale all’800 quando in Inghilterra i poveri erano costretti ad andare delle poor house o work house per essere rieducati. A quel tempo non c’erano sfumature nel giudicare i poveri: erano una piaga sociale, erano da evitare, erano cattive persone che avevano scelto una vita disonesta o che si erano dimostrati immeritevoli di vivere meglio.

Per fortuna dopo più di un secolo le scienze e le politiche sociali sono cambiate e hanno dimostrato come solo una presa in carico personalizzata da parte di una rete di servizi può davvero cambiare la vita di chi sta per strada.

Chi ogni sera gira per le strade della città portando il calore di un pasto e di un’amicizia sa che per aiutare questi nostri concittadini meno fortunati ci vuole fatica, pazienza e professionalità. I pregiudizi, il razzismo nei loro confronti non serve.

Si, perché i poveri non sono un’altra “razza”. Sono come noi, donne e uomini, con un nome, una storia, una dignità. E sappiamo come sia facile, soprattutto in questo tempo di crisi e di pandemia, scivolare verso la povertà.

Di fronte all’aumento della povertà è necessario unire le forze e le competenze per sostenere chi è in difficoltà, ascoltando e comprendendo il dramma di ognuno.

Una società e una città si giudicano da come trattano i loro membri più fragili.

Invitiamo per questo le istituzioni ad accrescere gli sforzi e ad investire maggiori risorse in una guerra che certo va combattuta, non contro i poveri ma contro la povertà e l’abbandono che già hanno fatto troppe vittime anche in questo periodo.

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