Stazione Porta Nuova

Nelle pagine torinesi del Corriere della Sera di oggi 15 agosto è comparsa una intervista al candidato sindaco della coalizione di centro destra Paolo Damilano. Per la prima volta Damilano va oltre agli slogan suggestivi ma privi di contenuti che hanno caratterizzato finora la sua campagna elettorale e illustra alcune delle sue proposte programmatiche per il futuro di Torino. Damilano parla di tangenziale est e in questo francamente è difficile trovare qualcosa di non visto e di sconvolgente, ma poi propone finalmente qualcosa di nuovo, cioè di chiedere alle Ferrovie di chiudere Porta Nuova per farne un centro “con il mercato dei fiori, Artissima, turisti”.

Questa proposta, per quanto suggestiva, porta in piena evidenza tutta l’ingenuità e tutta la scarsa conoscenza di Paolo Damilano nel campo dell’amministrazione di una grande città e di Torino in particolare.

Circa 15 anni fa le Ferrovie dello Stato avevano valutato l’ipotesi di smantellare Porta Nuova e di attestare le linee ferroviarie al Lingotto e a Porta Susa, ma questa ipotesi fu scartata e anzi nel contesto del progetto “Grandi Stazioni” Porta Nuova fu oggetto di rilevanti investimenti, essendo una delle quattordici principali stazioni a livello nazionale. Ovviamente gran parte di questi investimenti andrebbe sprecata qualora le Ferrovie venissero incontro ai desiderata di Damilano, ipotesi questa perlomeno improbabile.

Ma aldilà degli aspetti tecnico-ferroviari, sconcerta l’ingenuità di Damilano quando affronta il tema della riqualificazione degli spazi urbani. Infatti il problema attuale non è quello di ottenere nuovi spazi, ma trovare le idee e soprattutto i fondi per riqualificare i tanti spazi inutilizzati già disponibili. Rimanendo nella zona centrale città, viene in mente la lunghissima vicenda della Cavallerizza, che forse solo adesso sta andando a compimento, oltre che agli spazi ancora senza destinazione come la vecchia Borsa Valori in piazza Valdo Fusi, la caserma La Marmora di via Asti, i padiglioni di Torino Esposizione al Valentino e così via. Damilano ha idea di quanti anni siano passati per trovare un utilizzo al grattacielo della RAI, alla vecchia Stazione di Porta Susa, alla ex-caserma dei vigili del fuoco di Corso Regina, al Palazzo dei Cavalieri in via della Basilica, all’ex mercato dei fiori di Corso Verona e così via? La risposta ovvia è no, perché per il candidato del centro destra la conoscenza della realtà torinese è secondaria, conta proporre slogan suggestivi e idee di scarsa fattibilità. Infatti la realtà con cui deve fare i conti il sindaco di Torino, caro Damilano, è che non si trova tutti i giorni una Fondazione CRT in grado di investire 90 milioni per la riqualificazione delle Officine Grandi Riparazioni.

La proposta di DemoS al contrario non è quella di inseguire miraggi e di caricare sul bilancio comunale la gestione di nuove elefantiache strutture, ma di fare una attenta valutazione degli spazi già attualmente disponibili non solo in centro ma nell’intera città e di confrontarsi anche con chi vive presso tali aree per riqualificarle, avendo il mente l’obiettivo di rendere più vivibile e attraente la città.

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